TEMATICA

Architettura Bene Comune

ARCHITETTURA

La Maison de Village

LUOGO

Forcalquier, Alpes de Haute-Provence

Paesaggio roccioso – Forcalquier, Les Mourres – Davide Curatola Soprana

ABOUT

L’architettura, sia essa pubblica o privata, partecipa alla costruzione del bene comune, a quella dimensione collettiva dello spazio che si riempie di senso e torna ad essere luogo.

Forcalquier

Francia

Campi coltivati tra le rocce-Forcalquier-Les Tourettes-Alessandro Guida
Verso Forcalquier-Forcalquier-Les Chambarels-Alessandro Guida
Nella zona industriale-Forcalquier- Davide Curatola Soprana
Nella zona industriale-Forcalquier- Davide Curatola Soprana

TEMATICA

Architettura bene comune

Lungo la strada D4100-Forcalquier-Davide Curatola Soprana
Fienile-Forcalquier-Les Chambarels-Alessandro Guida
Campo di meloni-Forcalquier-Davide Curatola Soprana
Capannoni per il fieno sulla route de Digne-Forcalquier-Davide Curatola Soprana
Un'architettura nella zona industriale-Forcalquier-Davide Curatola Soprana

“Un’architettura che è dentro la materialità dei luoghi e dentro al farsi delle cose […] Un’architettura che è la misura e la cifra di questi territori e delle popolazioni che li abitano.”

Antonio De Rossi

Architetto
Il limite della zona industriale-Forcalquier-Davide Curatola Soprana
Stabilimenti comunali per la raccolta dei rifiuti nella zona industriale-Forcalquier-Davide Curatola Soprana
Nuovo quartiere residenziale-Forcalquier-Les Chambarels-Alessandro Guida
Nuovo quartiere residenziale-Forcalquier-Les Chambarels-Alessandro Guida

Il racconto

La maison de village è una casa privata destinata ad una famiglia che sceglie Forcalquier per un nuovo progetto di vita.
Un’architettura che si inserisce senza compromessi in un centro storico dalle forme tradizionali consolidate introducendo un nuovo paradigma di intervento. Un muro di pietre recuperate e rilavorate da artigiani locali, diventa esso stesso paesaggio, involucro per l'abitazione privata e spazio condiviso con la collettività, a sollecitare una riflessione sulla relazione tra la storia del luogo e il suo essere nel tempo presente.

Il bosco

ARCHITETTURA

La maison du bois

LUOGO

Méolans-Revel
Alpes de Haute-Provence

TEMATICA

Architettura Bene Comune

ARCHITETTURA

La Maison de Village

LUOGO

Forcalquier, Alpes de Haute-Provence
Paesaggio roccioso-Forcalquier-Les Mourres-Davide Curatola Soprana

ABOUT

L’architettura, sia essa pubblica o privata, partecipa alla costruzione del bene comune, a quella dimensione collettiva dello spazio che si riempie di senso e torna ad essere luogo.
Campi coltivati tra le rocce-Forcalquier-Les Tourettes-Alessandro Guida
Verso Forcalquier-Forcalquier-Les Chambarels-Alessandro Guida
Nella zona industriale-Forcalquier- Davide Curatola Soprana

TEMATICA

Architettura bene comune

Lungo la strada D4100-Forcalquier-Davide Curatola Soprana
Fienile-Forcalquier-Les Chambarels-Alessandro Guida
Campo di meloni-Forcalquier-Davide Curatola Soprana
Capannoni per il fieno sulla route de Digne-Forcalquier-Davide Curatola Soprana
Un'architettura nella zona industriale-Forcalquier-Davide Curatola Soprana
“Un’architettura che è dentro la materialità dei luoghi e dentro al farsi delle cose […] Un’architettura che è la misura e la cifra di questi territori e delle popolazioni che li abitano.”

Antonio De Rossi

Architetto
Il limite della zona industriale-Forcalquier-Davide Curatola Soprana
Stabilimenti comunali per la raccolta dei rifiuti nella zona industriale-Forcalquier-Davide Curatola Soprana
Nuovo quartiere residenziale-Forcalquier-Les Chambarels-Alessandro Guida

Il racconto

La maison de village è una casa privata destinata ad una famiglia che sceglie Forcalquier per un nuovo progetto di vita.
Un’architettura che si inserisce senza compromessi in un centro storico dalle forme tradizionali consolidate introducendo un nuovo paradigma di intervento. Un muro di pietre recuperate e rilavorate da artigiani locali, diventa esso stesso paesaggio, involucro per l'abitazione privata e spazio condiviso con la collettività, a sollecitare una riflessione sulla relazione tra la storia del luogo e il suo essere nel tempo presente.

Il bosco

ARCHITETTURA

La maison du bois

LUOGO

Méolans-Revel, Alpes de Haute-Provence

La Maison de village

L’architettura, sia essa pubblica o privata, partecipa alla costruzione del bene comune, a quella dimensione collettiva dello spazio che si riempie di senso e torna ad essere luogo

1

Intervista con l’architetto e urbanista Samuel Chwalibog, 2020

2

A. De Rossi e L. Mascino su ArchAlp n.4/2020

Siamo nel territorio di Forcalquier, nelle Alpi dell’Alta Provenza, un territorio collinare calcareo compreso tra le catene del Luberon e le montagne della Lure. Una regione di frontiera, di contaminazione tra paesaggio alpino ed entroterra della costa provenzale; a solo un’ora e poco più da Marsiglia, questo territorio è un crocevia, il cuore di un sistema polimorfo che racchiude in sé caratteri urbani-rurali e alpini”, raccontano i proprietari di casa Guillemette e Ismael.

Ancora votato all’agricoltura, alla coltivazione della lavanda e del melone, anche qui come altrove nelle Alpi, l’abbandono delle attività agro-silvo-pastorali ha lasciato campo libero all’espansione della foresta. Una regione rurale in cui si inserisce un sistema di servizi e spazi produttivi che la rendono particolarmente attrattiva e, caso fuori dal coro, in crescita dal punto di vista demografico. 

L’espansione della città al di fuori del nucleo più antico risale al primo Novecento e riguarda la parte nord del territorio. Solo con la seconda metà del XX secolo si osserva l’occupazione urbana della parte più occidentale del territorio oltre il vallone

Viou e nella parte orientale al di là del Ravin des Charmels dove, ancora oggi, nuovi processi di crescita invadono la campagna e prefigurano un’area particolarmente dinamica e interessata da interventi di carattere residenziale e progetti sperimentali di abitato collettivo, quali Les Colibres (éco-habitat collectif). Il centro storico, riscoperto e riabilitato solo nel corso degli ultimi 15 anni, ritrova nuova vita e offre spazi di rinascita, portando con sé alcune questioni: come gestire gli interventi contemporanei, senza sminuire o perdere l’interesse culturale del patrimonio esistente?

La maison de village’ si inserisce in questo contesto affrontando temi che riguardano la questione patrimoniale, lo sviluppo della città negli anni a venire e il futuro del centro storico; l’intervento si inserisce nel paesaggio urbano affermando la propria identità contemporanea senza accettare compromessi ma ponendosi piuttosto in relazione critica col contesto culturale e socio-economico esistenti e cercando delle risposte adeguate alle sfide del tempo presente¹.

Si tratta di un edificio privato che nasce nel nucleo storico consolidato. L’intervento, rivelandosi fin da subito molto complesso per posizione, caratteristiche geomorfologiche del sito, limitazioni amministrative imposte sull’area – che rientra in un ambito di protezione dei monumenti storici – nonché per la diffidenza iniziale della comunità locale, affronta e risolve tutta la sua dimensione pubblica attraverso la creazione di un muro. Muro dietro cui si cela la nuova abitazione, muro di pietra recuperata dalle rovine di preesistenze, (un) muro che è architettura abitata, involucro privato e al contempo bene comune. Il muro stesso costruisce paesaggio creando una relazione dinamica con la dimensione pubblica della città storica, con la forma urbana tradizionale di Forcalquier, sollecitando una riflessione sulla relazione tra la storia di un luogo e il suo essere nel tempo presente.

‘La Maison de village’ reinterpreta uno spazio riassegnandogli nuova vita, accoglie una famiglia che ha riscoperto e scelto quel luogo per le peculiarità che lo contraddistinguono, valorizza e riscopre l’utilizzo di un materiale locale e una sapienza artigianale che la legano al territorio, introducendo un nuovo paradigma e un nuovo linguaggio nel ripensare l’abitare in questo contesto. Bisogna riflettere al proprio tempo, osservare, comprendere i processi che hanno trasformato i luoghi”, ci ricorda Patrick Verbauwen, architetto e autore dell’opera. 

Con uno sguardo agli altri siti, riconosciamo che, con un approccio simile, la riqualificazione di un antico fienile trasformato in abitazione nella piccola frazione Prinardo, nel comune di Argentera, diventa occasione per recuperare l’uso dei materiali locali – legno, pietra, gesso, e lamiera ondulata – assegnando un valore nuovo agli spazi tra gli elementi della borgata vissuta per lo più d’estate da una piccola comunità di ritorno: una piccola chiesa e una canonica (da sempre abitazione stagionale di una famiglia di magari) e alcune case che affacciano su un grande prato, una piazza, e oggi ‘luogo della ritrovata comunità di abitanti’.

Riassegnare valore agli spazi, ai percorsi di pietra tra le case e al sistema di accesso ai pascoli, dando forma alla riappropriazione collettiva di un luogo a lungo dimenticato, è il ruolo che ha avuto l’architettura nel progetto di recupero di un segmento produttivo locale in Valle Grana. La Valliera è una delle numerose borgate che compongono il comune di Castelmagno. Lì, attraverso la creazione di un’azienda agricola per la produzione di Castelmagno di alpeggio si stanno riaccendendo le luci in una borgata silente e buia da molti decenni.

Paraloup, in occitano, ‘al riparo dai lupi’, è l’ultima frazione del comune di Rittana. Anche qui l’architettura dà forma spaziale e volumetria al progetto culturale di recupero della borgata in quanto luogo di memoria storica e di racconti di vita vissuta in valle. Il recupero delle strutture in pietra attraverso l’inserimento di scatole di legno di castagno locale trasforma lo spazio in un museo, un teatro, un laboratorio di riattivazione dell’economia agro-pastorale, “un luogo che si rigenera attraverso una rinnovata alleanza con la montagna”, ci racconta Beatrice Verri, direttrice della Fondazione Nuto Revelli. La riqualificazione fisica dello spazio-borgata riassegna un’identità concreta e riconoscibile a questa porzione di mondo reinserendola nel sistema territoriale del comune di Rittana e dell’Unione montana della Valle Stura.

Anche il piccolo monolite che affaccia sulle langhe partecipa a suo modo nella costruzione di un paesaggio e un immaginario condiviso. Senza delimitazioni, né recinti, il progetto assegna in maniera fluida le funzioni alle cose nello spazio; visibile e accessibile dalla strada, la casa emerge dal terreno come un elemento spontaneo. L’utilizzo dei materiali narra di una ricerca nella tradizione costruttiva locale: rivestimento di mattone cotto in paramano, ma applicato anche alla copertura, una pianta rettangolare con il tetto a capanna e il porticato antistante tipica dei casolari agricoli che punteggiano la campagna langarola. Il terreno su cui nasce l’edificio è un laboratorio sperimentale di valorizzazione e reinserimento delle specie locali secondo il principio della permacultura. I proprietari, olandesi, vogliono restituire al luogo l’identità agricola e produttiva di questo territorio facendola riemergere piano piano secondo i ritmi e le dinamiche del mondo vegetale.

L’architettura nasce all’interno del processo di rigenerazione di un luogo spiega Antonio De Rossi, parlandoci del centro culturale Lou Pourtoun nella borgata Sant’Antonio, centro della nuova cooperativa di comunità Viso a Viso di Ostana: un corpus fisico che rinforza e dà forma al progetto di società che rappresenta l’infrastruttura di welfare necessaria alla rinascita sociale su base culturale che l’amministrazione, insieme alla comunità, sta realizzando. Dal 1985 ad oggi sono cambiate molte cose: il tessuto sociale si è consolidato ed è apprezzabile una diffusa qualità architettonica grazie a scelte radicali adottate nel passato e volte al solo riuso dell’esistente e ad una sensibilizzazione verso le tecniche e i materiali locali. La borgata Sant’Antonio è rimasta in abbandono fino agli inizi dell’ultimo decennio. La scelta di realizzare lì un’infrastruttura pubblica ha incoraggiato molti proprietari al recupero. La riqualificazione del cuore della borgata con la nascita del centro culturale ha segnato un cambio di passo “il bello porta il bello e la cultura porta apertura’ sostiene Giacomo Lombardo, il sindaco uscente dopo cinque mandati e pietra miliare della volontà della rinascita del paese. “Oggi”, ci dice Enrica, che dieci anni fa ha scelto di lasciare Milano per trasferirsi a Ostana “Sant’Antonio è considerata una delle più belle borgate del paese”.

L’Acino costruito per la Tenuta Monsordo Bernardina della famiglia Ceretto è un terrazzo sulle vigne. In un territorio profondamente antropizzato, l’Acino è un luogo di contemplazione per immergersi nel disegno geometrico dei filari e rappresenta la filosofia della famiglia che ha sempre inteso la propria attività produttiva un bene comune da condividere con il territorio. L’architettura partecipa alla costruzione del paesaggio culturale langarolo accompagnando il visitatore alla scoperta della produzione vitivinicola.

In tutti i casi si tratta di “un’architettura che è dentro la materialità dei luoghi e dentro al farsi delle cose […] Un’architettura che è la misura e la cifra di questi territori e delle popolazioni che li abitano”² e che contribuisce a ridefinire la dimensione pubblica di questi spazi grazie a percorsi di riappropriazione culturale che hanno richiesto molti anni e molto investimento, privato e pubblico, e che oggi diventano bene comune della collettività.