TEMATICA

Il bosco

ARCHITETTURA

La maison du bois

LUOGO

Méolans-Revel, Alpes de Haute-Provence
Turismo informale. Meolans-Revel-Les Clarionds- Alessandro Guida

ABOUT

Il patrimonio forestale: una risorsa del territorio, bene comune da conoscere e valorizzare, opportunità per nuove economie a filiera corta.

Méolans-Revel

Francia

Casa rurale abbandonata-Meolans-Revel-Les Clarionds-Alessandro Guida
Torrente du Chateau-Meolans-Revel-Les Clarionds-Alessandro Guida

TEMATICA

Il bosco

Abbazia di Laverq-Meolans-Revel-Isabella Sassi Farìas
Cantiere del Gite de Laverq-Meolans-Revel-Vallon de Laverq-Isabella Sassi Farìas
La vecchia segheria idraulica-Meolans-Revel-Isabella Sassi Farìas
La Maison du Bois-Meolans-Revel-Isabella Sassi Farìas
La condotta di acqua della vecchia segheria idraulica-Meolans-Revel-Isabella Sassi Farìas
La Maison du Bois-Meolans-Revel-Isabella Sassi Farìas

"Bisogna che le comunità prendano in mano le cose, e che si faccia una riflessione collettiva sulla dimensione produttiva di questo territorio. la foresta sta evolvendo, va mantenuta e curata, ma soprattutto bisogna comprenderne i fattori di cambiamento".

Daniel Million-Rousseau

Sindaco di Méolans-Revel
Segheria Meolans-Revel-Saint-Barthelemy - Alessandro Guida
Segheria Meolans-Revel-Saint-Barthelemy - Alessandro Guida
Casa rurale Meolans-Revel-La Romeyere - Alessandro Guida
Casa rurale Meolans-Revel-La Romeyere - Alessandro Guida
Vista verso Lou Riouclar-Meolans-Revel-Lou Riouclar - Alessandro Guida
Vista verso Lou Riouclar-Meolans-Revel-Lou Riouclar - Alessandro Guida

Il racconto

La Maison du Bois è uno spazio espositivo, centro culturale e luogo di produzione materiale e immateriale della cultura del legno, concepito e realizzato su iniziativa dell’amministrazione locale, per promuovere una riflessione sulla filiera locale.
Il patrimonio forestale, particolarmente ricco ed esteso nel comune di Méolans-Revel, è oggi un bosco estreamente frammentato, di invasione, impoverito e fragile. Una risorsa da rivalutare, gestire e manutenere. In questo contesto, la maison du bois nasce nel punto di congiunzione tra i due territori originari, a ricucire e ricentrare un territorio estremamente vasto e disperso: l’edificio è uno spazio espositivo, centro culturale e luogo di produzione materiale e immateriale della cultura del legno, concepito e realizzato, su iniziativa dell’amministrazione locale, per promuovere una riflessione sulla filiera locale.

Laboratori di abitare

ARCHITETTURA

La maison du bois

LUOGO

Méolans-Revel
Alpes de Haute-Provence

TEMATICA

Il bosco

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La maison du bois

LUOGO

Méolans-Revel, Alpes de Haute-Provence
Turismo informale. Meolans-Revel-Les Clarionds-Alessandro Guida

ABOUT

Il patrimonio forestale: una risorsa del territorio, bene comune da conoscere e valorizzare, opportunità per nuove economie a filiera corta.
Casa rurale abbandonata-Meolans-Revel-Les Clarionds-Alessandro Guida
Torrente du Chateau-Meolans-Revel-Les Clarionds-Alessandro Guida

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Il bosco

Abbazia di Laverq-Meolans-Revel-Isabella Sassi Farìas
Cantiere del Gite de Laverq-Meolans-Revel-Vallon de Laverq-Isabella Sassi Farìas
La vecchia segheria idraulica-Meolans-Revel-Isabella Sassi Farìas
La Maison du Bois-Meolans-Revel-Isabella Sassi Farìas
La condotta di acqua della vecchia segheria idraulica-Meolans-Revel-Isabella Sassi Farìas
La Maison du Bois-Meolans-Revel-Isabella Sassi Farìas
"Bisogna che le comunità prendano in mano le cose, e che si faccia una riflessione collettiva sulla dimensione produttiva di questo territorio. la foresta sta evolvendo, va mantenuta e curata, ma soprattutto bisogna comprenderne i fattori di cambiamento".

Daniel Million-Rousseau

Sindaco di Méolans-Revel
Segheria Meolans-Revel-Saint-Barthelemy - Alessandro Guida
Casa rurale Meolans-Revel-La Romeyere - Alessandro Guida
Vista verso Lou Riouclar-Meolans-Revel-Lou Riouclar - Alessandro Guida

Il racconto

La Maison du Bois è uno spazio espositivo, centro culturale e luogo di produzione materiale e immateriale della cultura del legno, concepito e realizzato su iniziativa dell’amministrazione locale, per promuovere una riflessione sulla filiera locale.
Il patrimonio forestale, particolarmente ricco ed esteso nel comune di Méolans-Revel, è oggi un bosco estreamente frammentato, di invasione, impoverito e fragile. Una risorsa da rivalutare, gestire e manutenere. In questo contesto, la maison du bois nasce nel punto di congiunzione tra i due territori originari, a ricucire e ricentrare un territorio estremamente vasto e disperso: l’edificio è uno spazio espositivo, centro culturale e luogo di produzione materiale e immateriale della cultura del legno, concepito e realizzato, su iniziativa dell’amministrazione locale, per promuovere una riflessione sulla filiera locale.

Laboratori di abitare

ARCHITETTURA

Les Allouviers, habitats groupés

LUOGO

Romette, Hautes Alpes

La maison du bois

Il bosco: risorsa del territorio, bene comune da conoscere e valorizzare, opportunità per nuove economie a filiera corta.

Attraversando la valle dell’Ubaye arriviamo nel comune di Méolans-Revel. Il comune montano conta oggi 350 abitanti ed ha un’estensione altimetrica che si colloca tra i 900 e i 3000m. L’abitato è estremamente disperso ed è formato da decine di piccole borgate in una regione caratterizzata da estese aree boschive. Molti tra coloro che sono nati qui hanno deciso di restare, altri sono arrivati da fuori, tra questi il nuovo sindaco. Da qui, all’alba del secolo scorso, si emigrava in Messico.

Sul posto, ci accoglie una delegazione formata da Daniel Million-Rousseau, primo cittadino, Monique Isaia, vicesindaca, e Émile Tron, ex sindaco. Ci parlano del patrimonio forestale di questo territorio coperto per il 50% di abeti rossi, larici, abeti, pini silvestri e pini cembri, e di un rinnovato interesse per questo territorio che porta ancora i segni di un prolungato abbandono. Nella località di Saint-Bartelemy, i primi segnali di rinascita: l’Abbazia di Laverq è un grazioso villaggio a 1600 m slm, ai piedi del massiccio del Grand Séolane le cui origini risalgono al XII, luogo di passaggio e di accoglienza dei viandanti. Oggi, Lucien Tron, geologo in pensione, presiede l’associazione Vallon de Laverq che si occupa di proteggere e valorizzare questo sito, ed è tornato a viverci. Abita con la sua compagna nella casa dei genitori ormai scomparsi. Nei pressi dell’abbazia sta nascendo un rifugio da 33 posti letto che aprirà a fine anno (2020). “Oggi siamo in due a vivere quassù. Nel 1860, solo in questa valle, tra Le Martinet, sul fiume, e Les Clarionds, c’erano 775 persone e sui territori dei due comuni oltre 2000. Nel 1967 è arrivata la strada, ma l’elettricità solo lo scorso anno (2019)”, sintetizza Lucien.

Mèolans-Revel nasce nel 1973. Dieci anni dopo, il comune contava solo più 230 abitanti. “È un territorio che negli ultimi decenni è stato come in apnea, immobile”, ci spiega il sindaco. “Per questo è necessario oggi un ripensamento per ritrovare le proprie ragioni d’essere e proiettarsi verso il futuro”. Méolans e Revel erano originariamente due territori comunali distinti ciascuno con le proprie vocazioni. Mèolans, posto sul versante esposto a nord, ubac, letteralmente significa ‘abitanti del bosco’, conserva ancora oggi foreste antichissime. La foresta ha avuto un ruolo molto importante per tanti aspetti nella comunità di questo territorio: nella dimensione sociale ed economica delle famiglie ma anche nell’immaginario che si è andato formando nella collettività. 

Risorsa molto sfruttata fino quasi a scomparire alle soglie del Novecento, poi, nel secolo scorso, lo sforzo per un cambio di rotta: la realizzazione di un importante programma di riforestazione (larici e pini cembri) che, associato all’abbandono del pascolo e una ridotta attività agricola, ha prodotto il paesaggio attuale. 

Revel occupa il versante solativo, adrech, ed è caratterizzato da pendenze più dolci ed una vocazione agricola-pastorale.

Gli abitanti di questi territori erano contadini e falegnami. Il comune forniva a ciascuna famiglia un certo numero di alberi per produrre legna necessaria alla manutenzione delle abitazioni (molti tetti sono ancora oggi ricoperti di tavole di larice secondo la tecnica tradizionale delle scandole). Sul territorio c’erano più di trenta segherie idrauliche, di cui oggi ancora una mantenuta attiva per scopi educativi e dimostrativi. Tutti tagliavano la legna. A quel tempo la foresta era comunale. A partire dagli anni 30 del 900, la foresta viene frazionata e venduta a privati che si occupano del taglio e della vendita, grazie a tecnologie di taglio e trasporto tramite cavi che sono poi state abbandonate e di cui purtroppo oggi non rimane traccia. Il patrimonio forestale viene frammentato e ceduto per lo sfruttamento a ditte esterne che lo esportano all’estero. Decade l’utilizzo locale del legno.

In questo contesto nasce il progetto della Maison du Bois, uno spazio espositivo, centro culturale e luogo di produzione materiale e immateriale della cultura del legno, per promuovere una riflessione sulla filiera locale. Originariamente pensata sul territorio di Saint-Bartelemy all’interno di un’antica falegnameria, l’edificio nasce sul punto di congiunzione dei due comuni, dove il torrente Abéous si getta nel fiume Ubaye, come a ricucire e ricentrare un territorio estremamente vasto e disperso. Nasce con l’intenzione di riportare al centro delle politiche e della narrazione territoriale la risorsa forestale nella sua accezione più ampia: risorsa economica, culturale, spazio di vita e bene collettivo della comunità.

Il desiderio dell’ancien maire, Émile Tron, e dell’attuale amministrazione, è che la comunità si riappropri di questa economia per ripensarla contestualizzata al nostro tempo, come fonte di ricchezza locale. “Bisogna che le comunità prendano in mano le cose, e che si faccia una riflessione collettiva sulla dimensione produttiva di questo territorio. [..] La foresta sta evolvendo, va mantenuta e curata, ma soprattutto bisogna comprenderne i fattori che determinano il cambiamento.” Per questo il dipartimento provinciale ha da poco redatto la Carta Forestale¹,  uno strumento di indirizzo politico, ma soprattutto di conoscenza del patrimonio forestale: sistema biologico, risorsa ambientale, culturale, turistica ed economica. “Bisogna riuscire a costruire una nuova coscienza collettiva”, osserva il sindaco preoccupato per quel fenomeno che lui stesso definisce di ‘inconsapevolezza collettiva’: l’idea che la foresta stia scomparendo e che per questo non vada assolutamente toccata, a tal punto da impedire la costruzione di piste di accesso per la manutenzione e il taglio selettivo degli alberi. La foresta va mantenuta e curata. Il patrimonio forestale, come ovunque nelle valli che abbiamo percorso, è un bosco di invasione, impoverito e fragile, che sta cancellando le tracce dei terrazzamenti e sta annullando lo spazio agricolo, imponendo uno sforzo ulteriore nella riqualificazione dei terreni produttivi.

A Ostana, in Valle Po, ‘i boschi sono quasi tutti privati e in stato di abbandono’ ci dice Giacomo Lombardo, ‘è un bosco di invasione perché manca una politica nazionale e regionale di supporto alla gestione e alla manutenzione delle risorse forestali, una politica troppo lontana dalle questioni dei territori alpini e montani’ e così facendo si fa portavoce di un messaggio lanciato, insieme a lui, da altri interlocutori incontrati in questo viaggio. “Qui, a Ostana il bosco, che sembra un manto fitto e denso tanto da rendere ormai illeggibile la trama urbana delle borgate distribuite sul versante vallivo, è invece fortemente frammentato in tante piccole unità fondiarie. Serena, che ha creato cinque anni fa l’Orto di Ostana sta faticosamente recuperando dei terreni per coltivare segale e altri cereali adatti a queste quote (1500m slm) e ci spiega quanto sia difficile trovare appezzamenti adatti all’attività agricola di dimensioni sufficienti e rendere la produzione sostenibile. Le fa eco Barbara Martino, architetto, madre e montanara di ritorno, che a Sampeyre, in Val Varaita, insieme al compagno Flavio, allevatore, sta faticosamente lavorando al recupero di terreni agricoli da utilizzare a fienagione e per il pascolo degli animali. Un’operazione che comporta la ricomposizione fondiaria dei lotti e la pulitura del terreno.

Solo alcuni mesi prima del nostro arrivo a Ostana, l’amministrazione è riuscita, insieme al lavoro volontario della comunità, a pulire, tagliare e sfrondare una porzione di bosco abbandonato (lotti privati), un bosco giovane, composto per lo più da frassini e betulle, alberi dal tronco fine, poco resistente. “Ci vuole una politica che tuteli il territorio! Le nostre foreste sono un bene comune e se opportunamente mantenute e curate, una risorsa”, conclude Giacomo Lombardo, storico sindaco di Ostana e oggi vice-sindaco.

In Valle Stura gli architetti Dario Castellino e Valeria Cottino ci raccontano che i boschi sono ambienti di ricchissima biodiversità. In particolare, nel territorio di Rittana ci sono alcune zone di Salvaguardia Ambientale (SIC) in cui il bosco, oltre ad essere risorsa produttiva (utilizzata per la produzione di legna da ardere e nelle costruzioni), sono anche spazio di scoperta e crescita culturale. Qui l’amministrazione del sindaco Giacomo Doglio sta realizzando un percorso nei boschi che riunisce land art/storia/paesaggio e natura. È il tracciato di una storica mulattiera che attraverso borgate, pascoli e radure supera la borgata di Paraloup e l’Alpe di Rittana, per scendere in Valle Grana verso il santuario di Santa Lucia a Coumboscuro, centro di cultura provenzale. La bassa Valle Stura di Demonte può partire da un ricco tessuto locale di falegnamerie e taglialegna su cui si innestano nuove progettualità volte alla coltivazione del larice selvatico da impiegare nella riqualificazione del patrimonio edilizio esistente attraverso l’utilizzo di materiali e di competenze artigianali locali.