TEMATICA

Nuove comunità progettanti

ARCHITETTURA

Lou Pourtoun

LUOGO

Ostana
Valle Po

Vista dal sagrato della chiesa -Ostana Sant’Antonio-Alessandro Guida

ABOUT

Un progetto di ricostruzione di una nuova comunità perduta attraverso la ricucitura paziente di legami sociali e culturali col territorio. Si aprono le porte a nuovi abitanti, che sono nuovi saperi, nuove competenze, nuove energie che possono sostenere la rinascita del territorio.

Ostana

Italia

Vista del borgo con Lou Portoun-Ostana- Sant’Antonio- Isabella Sassi Farìas
Lou Portoun- Ostana-Sant’Antonio- Isabella Sassi Farìas
Ingresso di Lou Portoun- Ostana- Sant’Antonio- Isabella Sassi Farìas

TEMATICA

Nuove comunità progettanti

Spazi interni di Lou Portoun- Ostana- Sant’Antonio- Isabella Sassi Farìas
Spazi interni di Lou Portoun- Ostana- Sant’Antonio- Isabella Sassi Farìas
I percorsi in pietra nella Borgata Sant’Antonio- Ostana- Sant’Antonio- Isabella Sassi Farìas
I percorsi in pietra nella Borgata Sant’Antonio- Ostana- Sant’Antonio- Isabella Sassi Farìas
Coltivazioni dell'agriturismo-Ostana- Miridì- Alessandro Guida
Stalla- Ostana- Miridì- Alessandro Guida
"Il paese è diventato più forte quando ha aperto le porte al mondo e ha deciso di accogliere e dare spazio alla nascita di una nuova comunità."

Giacomo Lombardo

Storico sindaco di Ostana, oggi vicesindaco
Il Rifugio- Ostana- Davide Curatola Soprana
Tracce di studio geologico del terreno-Ostana- Ambornetti- Davide Curatola Soprana
Lavori in corso. Ostana. Miridi. Alessandro Guida
Casa abbandonata - Ostana- Ambornetti- Isabella Sassi Farìas

Il racconto

Lou Pourtoun nasce dai ruderi di alcuni edifici nel cuore della borgata Sant'Antonio. È un luogo che rappresenta l’anima plurale di questo territorio in cui la comunità storica (oggi 52 abitanti) ha saputo fare un’alleanza con i nuovi abitanti, portatori di nuove competenze e nuovi saperi, per dare vita ad una comunità che partecipa ad un progetto di vita collettivo.
Nel 1985, quando il sindaco Giacomo Lombardo diventa primo cittadino, erano rimasti in cinque. Da quel momento si avvia un processo, lungo e paziente, che passo dopo passo consolida il tessuto sociale e il patrimonio costruito, attraverso la riscoperta e la valorizzazione della cultura occitana e alpina. Il nuovo millennio vede il paese fare un cambio di passo e puntare sulla creazione di una serie di infrastrutture pubbliche di welfare cultuale. Tra queste, il progetto di recupero di Lou Pourtoun.

Paesaggi culturali

ARCHITETTURA

L’Acino della Tenuta Monsordo Bernardina

LUOGO

Alba
Bassa Langa

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Nuove comunità progettanti

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Lou Pourtoun

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Ostana, Valle Po
Vista dal sagrato della chiesa -Ostana Sant'Antonio-Alessandro Guida

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Un progetto di ricostruzione di una nuova comunità perduta attraverso la ricucitura paziente di legami sociali e culturali col territorio. Si aprono le porte a nuovi abitanti, che sono nuovi saperi, nuove competenze, nuove energie che possono sostenere la rinascita del territorio.
Vista del borgo con Lou Portoun-Ostana- Sant’Antonio- Isabella Sassi Farìas
Lou Portoun- Ostana-Sant’Antonio- Isabella Sassi Farìas
Ingresso di Lou Portoun- Ostana- Sant’Antonio- Isabella Sassi Farìas

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Nuove comunità progettanti

Spazi interni di Lou Portoun- Ostana- Sant’Antonio- Isabella Sassi Farìas
I percorsi in pietra nella Borgata Sant’Antonio- Ostana- Sant’Antonio- Isabella Sassi Farìas
Coltivazioni dell'agriturismo-Ostana- Miridì- Alessandro Guida
Stalla- Ostana- Miridì- Alessandro Guida
"Il paese è diventato più forte quando ha aperto le porte al mondo e ha deciso di accogliere e dare spazio alla nascita di una nuova comunità."

Giacomo Lombardo

Storico sindaco di Ostana, oggi vicesindaco
Il Rifugio- Ostana- Davide Curatola Soprana
Tracce di studio geologico del terreno-Ostana- Ambornetti- Davide Curatola Soprana
Lavori in corso. Ostana. Miridi. Alessandro Guida
Casa abbandonata - Ostana- Ambornetti- Isabella Sassi Farìas

Il racconto

Lou Pourtoun nasce dai ruderi di alcuni edifici nel cuore della borgata Sant'Antonio. È un luogo che rappresenta l’anima plurale di questo territorio in cui la comunità storica (oggi 52 abitanti) ha saputo fare un’alleanza con i nuovi abitanti, portatori di nuove competenze e nuovi saperi, per dare vita ad una comunità che partecipa ad un progetto di vita collettivo.
Nel 1985, quando il sindaco Giacomo Lombardo diventa primo cittadino, erano rimasti in cinque. Da quel momento si avvia un processo, lungo e paziente, che passo dopo passo consolida il tessuto sociale e il patrimonio costruito, attraverso la riscoperta e la valorizzazione della cultura occitana e alpina. Il nuovo millennio vede il paese fare un cambio di passo e puntare sulla creazione di una serie di infrastrutture pubbliche di welfare cultuale. Tra queste, il progetto di recupero di Lou Pourtoun.

Paesaggi culturali

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L’Acino della Tenuta Monsordo Bernardina

LUOGO

Alba, Bassa Langa

Lou Pourtoun - Centro Culturale

Nuove comunità progettanti

Cento anni fa Ostana (1250m) era un comune alpino di 1200 abitanti, di cui 250 nella sola borgata Sant’Antonio. Poi le guerre, i processi di migratori che sono seguiti negli anni successivi alla seconda grande guerra, ”non ultimo un pensiero politico diffuso tra gli anni ‘60 e ‘80 del 900 che ha scoraggiato un ritorno alla montagna, decretandone di fatto la fine”, sottolinea lo storico sindaco, hanno portato lontano gli uomini e le donne del paese, rischiando di perderne le tracce. Nel 1985, quando Giacomo Lombardo diventa primo cittadino, erano rimasti in cinque. Fare il sindaco vuol dire avere un progetto per il paese. Da allora ha portato avanti con grande sapienza e lungimiranza, un progetto di rinascita del paese: innanzitutto attraverso la riscoperta e la valorizzazione della cultura occitana e alpina. Dopo i primi due mandati (1985-1995), e una pausa dagli impegni pubblici per dedicarsi alla cultura occitana come presidente di Chambra d’Oc, arriviamo agli inizi del nuovo millennio, il tessuto sociale si era un po’ consolidato ed era pronto a sostenere i tre mandati che hanno determinato il cambio di rotta (2004-2019), quando si sceglie di esplorare nuove vie di sviluppo. Si punta sull’innovazione sociale a base culturale e si aprono le porte a nuovi abitanti, che sono nuovi saperi, nuove competenze, nuove energie che possono sostenere la rinascita del territorio. 

Giacomo Lombardo riconosce che di fatto la comunità storica si era persa. E che il paese sia diventato più forte quando ha aperto le porte al mondo e ha deciso di accogliere e dare spazio alla nascita di una nuova comunità. Quella che prende forma in questo ultimo decennio è diversa da quella storica che portava con sé il sapere dell’abitare la montagna ma soffriva il freddo e la fame e l’assenza di servizi essenziali. È un gruppo eterogeneo composto da una moltitudine di persone, alcune delle quali non hanno “il saper fare”, la conoscenza della terra e del lavoro agricolo, ma portano con sé altre competenze: c’è Silvia Rovere, neosindaca e mamma che è arrivata a Ostana nel 2011 per avviare la gestione del primo rifugio del paese. “Ostana è un posto un po’ speciale. Facevo un altro lavoro, ma ‘volevo cambiare vita’. Quando sono arrivata c’erano 24 residenti dormienti – che vivono qui tutto l’anno. C’era un progetto collettivo di sviluppo a cui aderire”. C’era fermento, aggiunge Enrica Alberti, arrivata a Ostana con un campo di Legambiente, e oggi tra i soci fondatori della cooperativa di comunità Viso a Viso. “In soli dieci anni è cambiato tutto. Il paese è in movimento, migliora, evolve”. A quell’epoca era in corso il progetto borgate (fondi regionali) che ha messo le basi, tra le altre, per la riqualificazione della borgata Sant’Antonio, a quell’epoca completamente disabitata, e la ristrutturazione di quello che è oggi il centro culturale Lou Pourtoun. “Questo è un luogo in cui puoi metterti in gioco e partecipare ad un progetto di vita collettivo”, conclude Enrica. 

Il tema è tutto culturale. E prende forma attraverso un approccio estremamente innovativo e sostenibile in cui figure appartenenti a campi professionali diversi si sono spese e hanno portato le proprie competenze sul territorio” dice Antonio De Rossi. Lui questa realtà nascente la chiama ‘comunità progettante’. La qualità individuale assume qui una valenza collettiva che sta gradualmente producendo un’identità di tipo nuovo: un’identità del fare, in cui la comunità partecipa collettivamente alla costruzione del proprio futuro, in termini di governance territoriale di servizi di welfare e di economie locali.

Solo negli ultimi dieci anni, si è passati da 24 a 52 abitanti. Ostana ha voluto il tutto per tutto e ha accettato gli stranieri. Il gruppo degli abitanti storici ha saputo fare un’alleanza con i nuovi abitanti e con i supporter esterni”, osserva Antonio De Rossi. Oltre a Enrica e Silvia, sono arrivati: i giovani panettieri, che hanno scommesso su questo territorio e hanno riaperto il forno dopo 25 anni; Serena che ha creato l’Orto di Ostana e produce ortaggi e frutti rossi e confetture; ma c’è anche chi ha competenze legate alle medicine officinali e crea liquori, altri allevano capre e lavorano la lana, altri lavorano sul tema della sostenibilità; altri ancora, proprio in questi mesi, hanno lavorato perché nascesse la cooperativa di comunità Viso a Viso, per mettere a sistema tutte le infrastrutture pubbliche di welfare culturale di questo territorio e delle attività ad esso correlate: un museo etnografico, una foresteria, il centro culturale Lou Pourtoun, un ambulatorio e centro benessere, uno spazio gioco.

Una comunità molto articolata in cui la relazione tra i gruppi che compongono la popolazione è molto complessa. Un laboratorio di cittadinanza in cui si sperimentano nuove strategie di abitare collaborativo dove l’incontro di gruppi diversi diventa occasione per imparare a vivere insieme per formulare risposte collettive a servizio della comunità tutta. 

Quando si è deciso di accogliere alcuni anni fa alcuni cittadini pachistani richiedenti asilo in Italia, il paese si è diviso. “È stato un periodo molto duro” ci dice Giacomo Lombardo, “anche molto osteggiato da alcuni, ma è stato un periodo di grande insegnamento.” Tre di loro sono rimasti e per Silvia Rovere, è questo che conta: “l’accoglienza di nuovi membri nella comunità dà molta energia. Vedere due case in più con la luce accesa d’inverno apre il cuore. Ed è solo così che costruisce il presidio del territorio”.