TEMATICA

Contaminazioni

ARCHITETTURA

La finestra sulle Langhe

LUOGO

Cigliè
Alta Langa

Vista dal castello di Cigliä sulle vigne-Cigliä-Alessandro Guida

ABOUT

Come nella maggior parte dei casi esplorati è un forestiero, qualcuno che arriva da fuori, portatore di un’altra cultura, di un nuovo sguardo sul paesaggio quotidiano, qualcuno che decide di trasferirsi in questi territori rurali e alpini e contribuisce a scardinare i modelli esistenti, sollecitando un cambio di passo.

Cigliè

Italia

Erosione del terreno verso il Tanaro-Cigliè-Cigliè-Alessandro Guida
Vista sul fiume Tanaro-Cigliè-Alessandro Guida
Viti di nuova piantumazione-Cigliè-Alessandro Guida
Casa rurale-Cigliè-Cigliè-Alessandro Guida
Casa rurale-Cigliè-Cigliè-Alessandro Guida

TEMATICA

Contamina
zioni

Cascina-Cigliè-Isabella Sassi Farìas
Abitazione di nuova costruzione-Cigliè-Preose-Alessandro Guida
Architettura rurale-Cigliè-Isabella Sassi Farìas
Il giardino e lo spazio immaginato-Ciglié-Isabella Sassi Farìas
“È stato un processo di immissione culturale nel paesaggio langarolo”.

architetti dello studio ATA

autori del progetto
Una finestra sulle Langhe-Vista dalla strada-Cigliè-Isabella Sassi Farìas
Una finestra sulle Langhe-Vista dalla strada-Cigliè-Isabella Sassi Farìas
La grande finestra sul paesaggio-Cigliè-Isabella Sassi Farìas
Una finestra sulle Langhe-Vista dalla strada-Cigliè-Isabella Sassi Farìas

Il racconto

La costruzione dell’edificio è stata un laboratorio in sé. Coinvolgendo maestranze locali, che hanno permesso un utilizzo sapiente dei materiali locali, poi reinterpretati in chiave innovativa, questo progetto è il frutto di una convergenza di sguardi: la capacità interpretativa e il singolare punto di vista dei progettisti e la percezione, al contempo incantata e pragmatica, dei proprietari olandesi.
190 abitanti distribuiti su un territorio molto esteso costellato di piccole borgate storiche. Situata in un’area molto vicina alle anse del fiume Tanaro, l’architettura è in realtà un piccolo manufatto in laterizio realizzato ex-novo su un terreno edificabile rimasto invenduto per molto tempo. Senza delimitazioni, né recinti, il progetto assegna in maniera fluida le funzioni alle cose nello spazio. L’utilizzo dei materiali e la relazione col paesaggio narrano di una ricerca nella tradizione locale per attivare un processo di arricchimento culturale, di ibridazione di saperi e metodi di lavorazione, frutto dell'incontro di visioni e valori diversi.

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TEMATICA

Contaminazioni

ARCHITETTURA

La finestra sulle Langhe

LUOGO

Cigliè, Alta Langa
Vista dal castello di Cigliè sulle vigne-Cigliè-Alessandro Guida

ABOUT

Come nella maggior parte dei casi esplorati è un forestiero, qualcuno che arriva da fuori, portatore di un’altra cultura, di un nuovo sguardo sul paesaggio quotidiano, qualcuno che decide di trasferirsi in questi territori rurali e alpini e contribuisce a scardinare i modelli esistenti, sollecitando un cambio di passo.
Erosione del terreno verso il Tanaro-Cigliè-Cigliè-Alessandro Guida
Vista sul fiume Tanaro-Cigliè-Alessandro Guida
Viti di nuova piantumazione-Cigliè-Alessandro Guida
Casa rurale-Cigliè-Cigliè-Alessandro Guida

TEMATICA

Contamina
zioni

Cascina-Cigliè-Isabella Sassi Farìas
Abitazione di nuova costruzione-Cigliè-Preose-Alessandro Guida
Architettura rurale-Cigliè-Isabella Sassi Farìas
Il giardino e lo spazio immaginato-Ciglié-Isabella Sassi Farìas
“È stato un processo di immissione culturale nel paesaggio langarolo”.

architetti dello studio ATA

autori del progetto
Una finestra sulle Langhe-Vista dalla strada-Cigliè-Isabella Sassi Farìas
La grande finestra sul paesaggio-Cigliè-Isabella Sassi Farìas
Una finestra sulle Langhe-Vista dalla strada-Cigliè-Isabella Sassi Farìas

Il racconto

La costruzione dell’edificio è stata un laboratorio in sé. Coinvolgendo maestranze locali, che hanno permesso un utilizzo sapiente dei materiali locali, poi reinterpretati in chiave innovativa, questo progetto è il frutto di una convergenza di sguardi: la capacità interpretativa e il singolare punto di vista dei progettisti e la percezione, al contempo incantata e pragmatica, dei proprietari olandesi.
190 abitanti distribuiti su un territorio molto esteso costellato di piccole borgate storiche. Situata in un’area molto vicina alle anse del fiume Tanaro, l’architettura è in realtà un piccolo manufatto in laterizio realizzato ex-novo su un terreno edificabile rimasto invenduto per molto tempo. Senza delimitazioni, né recinti, il progetto assegna in maniera fluida le funzioni alle cose nello spazio. L’utilizzo dei materiali e la relazione col paesaggio narrano di una ricerca nella tradizione locale per attivare un processo di arricchimento culturale, di ibridazione di saperi e metodi di lavorazione, frutto dell'incontro di visioni e valori diversi.

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Una finestra sulle Langhe

Contaminazioni

Cigliè è un comune rurale, appena al di fuori del perimetro che delimita la zona langarola protetta dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. Piuttosto un territorio aspro, selvatico e carsico, ricco di acqua sotterranea che combina linee dolci delle colline e tagli violenti di tufo vivo, a precipizio sulle anse del fiume Tanaro. 

190 abitanti distribuiti su un territorio molto esteso costellato di piccole borgate storiche, ma tutte dotate di almeno un’azienda agricola attiva. Nell’impianto storico emerge la località Peironi, una delle poche aree pianeggianti del comune e votata all’espansione urbana più recente. Abbarbicato sul punto più alto di una increspatura carsica, il centro storico, ormai vissuto solo in occasione delle festività e delle vacanze, ospita l’antico castello medievale, oggi ancora abitato. La vocazione del territorio è stata per lungo tempo la produzione vitivinicola. Originariamente si produceva Dolcetto. È infatti solo dalla seconda metà del XX sec, che molte porzioni di territorio sono state abbandonate e poi convertite a noccioleto, frumento e mais, soprattutto nella parte piana del territorio lungo gli argini del fiume. 

Oggi si assiste ad un processo di ritorno alla cura del territorio attraverso un recupero dei terreni agricoli abbandonati per la produzione di vini di qualità con l’impianto di nuovi vigneti in un’ottica rigenerativa.

Come Forcalquier, “Cigliè è in una posizione strategica, gode di una rete stradale molto ben articolata, servizi scuolabus e trasporto pubblico distribuiti sul territorio, e si prevede, a breve, l’arrivo della fibra ottica per la copertura internet, ponendola in una posizione di apertura e accoglienza di nuovi abitanti interessati a trasferirsi sul territorio (in forma temporanea o stabile)”, spiega il sindaco Adriano Ferrero. Su questo territorio fa la sua comparsa ‘una finestra sulle langhe’, una casa privata per una coppia di olandesi che, ormai in pensione, passa alcuni mesi l’anno in Italia. Lui era un professore di Architettura di Paesaggio e Giardini e lei ha lavorato come consulente sui temi dell’alimentazione sostenibile per il ministero olandese dell’Agricoltura, della Natura e della Qualità alimentare.

Situata in un’area molto vicina alle anse del fiume Tanaro, l’architettura è in realtà un piccolo manufatto in laterizio realizzato ex-novo su un terreno edificabile rimasto invenduto per molto tempo. Dal terreno del lotto in grande pendenza emerge il profilo dell’immobile interamente rivestito in mattone faccia a vista protagonista indiscusso di questo progetto. Sul fronte rivolto a Occidente, la grande finestra verso Mondovì e le Alpi.

La costruzione dell’edificio è stata un laboratorio in sé. Coinvolgendo maestranze locali, che hanno permesso un utilizzo sapiente dei materiali locali, poi reinterpretati in chiave innovativa, questo progetto è il frutto di una convergenza di sguardi: la capacità interpretativa e il singolare punto di vista dei progettisti e la percezione, al contempo incantata e pragmatica, dei proprietari olandesi. Come su altri territori incontrati in precedenza, questa realizzazione è stata l’occasione per attivare un processo di arricchimento culturale, di ibridazione di saperi e metodi di lavorazione tra architetti, cliente e artigiani, ma ha riguardato anche la collettività tutta, che ha scoperto altre possibilità di intervento e recupero del patrimonio esistente. Come a Borgata Paraloup, a Forcalquier, a Ostana e nella Frazione Prinardo, “il recupero dei materiali ritrovati sui siti, come le pietre tagliate e posate da artigiani che ne conoscono la matericità, il rispetto delle forme originarie e la reinterpretazione delle tecniche, hanno portato un occhio nuovo sugli interventi di recupero alpino” spiega Dario Castellino, architetto “alimentando una cultura architettonica che nasce dai luoghi e li risignifica”

Qui a Cigliè, l’impresa si è dovuta confrontare con un’architettura e un modello costruttivo nuovi che nascono però dall’utilizzo di materiali, forme e procedimenti squisitamente tradizionali. Una contaminazione che ha riguardato non solo le competenze, ma anche la portata di sguardi e punti di vista differenti, frutto anche di una diversa percezione del luogo da parte dei protagonisti.  “È stato un processo di immissione culturale nel paesaggio langarolo”, osservano gli architetti dello studio ATA, responsabili del progetto. Il processo di confronto culturale ha visto l’amministrazione rispondere in modo cauto, prima dubbiosa, poi incuriosita, e infine, convinta del valore del progetto, unico nel suo genere su questo territorio. 

“La questione del nostro presente è come la comunità riceve la nuova proposta progettuale, come far comprendere, comunicare e sviluppare una cultura dell’architettura contemporanea, un’idea umanista e politica dell’architettura che si inserisce in un contesto economico e sociale”, ci aveva detto Patrick Verbauwen (Forcalquier) all’inizio del nostro viaggio. Lo troviamo d’accordo con Dario Castellino e Valeria Cottino (Paraloup, Rittana) che, solo alcuni giorni dopo, sottolineavano quanto sia difficile trasferire il concetto di architettura contemporanea, e quanto sia necessario promuovere un processo culturale, di conoscenza e di sensibilizzazione. In questo senso l’esperienza di Ostana racconta un’esperienza molto ben riuscita.  

Non solo Una finestra sulle Langhe dei due proprietari olandesi produce innovazione in termini architettonici, ma si inserisce nel paesaggio agricolo locale proponendo un recupero della biodiversità attraverso un progetto di permacultura. Partendo dalla rigenerazione del terreno, questa tecnica si basa sull’osservazione dell’ecosistema naturale e si impegna a preservarne le condizioni di sviluppo spontaneo, riducendo i consumi idrici e di manutenzione e rispettando il paesaggio autoctono, ci dice Govert Visser mostrandoci un muretto costruito con i rami raccolti dalla sfrondatura degli alberi e indicandoci il sentiero che un giorno sarà fiancheggiato da alberi di nocciole. “Qui potranno nidificare gli uccelli. Lasceremo crescere le piante in maniera spontanea e decideremo man mano l’evoluzione delle specie vegetali. Vogliamo creare una zona per le piante aromatiche e far crescere delle piante autoctone che possano favorire l’impollinazione”. 

“I locali osservano che lasciamo incolto il terreno e ci guardano con curiosità. Così abbiamo pensato di fare vedere dei film sull’argomento ad una piccola comunità di attori che si occupano di agricoltura biologica per spiegare cosa stiamo facendo e come concepiamo lo sviluppo sostenibile di questo luogo”, spiega la signora Yvonne Koorengevel, proprietaria dell’immobile insieme al marito. 

Questo è il caso più emblematico, tra quelli esplorati, in cui uno straniero, portatore di un’altra cultura, una nuova lingua e un nuovo sguardo sul paesaggio quotidiano, si trasferisce nelle aree rurali e alpine e contribuisce a scardinare i modelli esistenti, sollecitando un cambio di passo. In tutti i casi esplorati, i promotori, i progettisti e i nuovi abitanti delle architetture sono forestieri, vengono da lontano, e portano una visione che spesso confligge con la chiusura e la stanchezza di fondo che caratterizza molti territori alpini che fanno ancora fatica ad accettare il cambiamento. Un cambiamento necessario secondo i sindaci di Ostana, Rittana, Castelmagno, Méolans-Revel e Argentera. Un cambio di passo che parta dall’innovazione delle pratiche quotidiane. Un’innovazione che implica pensare diversamente il proprio territorio. E abbiamo imparato in questo viaggio che uno sguardo meno stanco, nuovo e determinato, può fare la differenza.